Il tempo di esposizione, o tempo di scatto o tempo di posa o anche tempo di otturazione e velocità di otturazione è in fotografia, il tempo durante il quale l’otturatore della macchina fotografica rimane aperto per permettere alla luce di raggiungere la pellicola o il sensore.
Per misurare la luminosità del soggetto si usa l’esposimetro, incorporato nella macchina oppure separato: poi bisogna dosare la quantità di luce che deve entrare nella macchina mediante l’otturatore e il diaframma.
Far entrare la luce nella macchina fotografica è come riempire d’acqua una bottiglia sotto il rubinetto: possiamo aprire al massimo il rubinetto per poco tempo oppure far scendere soltanto un filo d’acqua, e in questo caso ci vuole molto più tempo.
Ogni volta che scattiamo una foto dobbiamo scegliere come impostare il tempo d’otturazione e il diaframma, se vogliamo riprodurre il soggetto nel modo migliore.
Iniziate col valutare attentamente il soggetto: si muove o è immobile, è piatto o si estende in profondità? Se si muove dovete regolare l’otturazione su un tempo breve. Una persona che cammina richiede un tempo di 1/60 oppure di 1/125 di secondo, mentre se è ferma può bastare un
tempo più lungo.
Inizialmente è sempre meglio impostare tempi brevi, per ridurre la possibilità di ottenere foto mosse. In seguito, quando avrete imparato a tenere la macchina ferma, potrete usare anche tempi più lunghi.
Ma non sempre è possibile lasciare l’otturatore regolato su tempi brevi e cambiare soltanto il diaframma a seconda della luce. Per esempio con i soggetti che si estendono in profondità, come una strada che si perde all’orizzonte, dovete disporre di una grande profondità di campo e quindi chiudere molto il diaframma, riducendo la quantità di luce e allungando il tempo d’otturazione. Ogni esposizione è quindi il risultato di un compromesso, un equilibrio tra due elementi che devono sempre lavorare insieme. L’esposimetro vi fornisce parecchie coppie tempo diaframma che vanno bene per un soggetto di una data luminosità: non avete che l’imbarazzo della scelta.
Se l’indicatore vi consiglia l’esposizione di 1/125 a f. 8, potete ottenere una fotografia perfettamente esposta anche con una serie di altre combinazioni tempo diaframma, come 1/60 a f. 11, oppure 1/30 a f. 16 e così via.
Vediamo come si decide l’esposizione più adatta ai vari tipi di soggetto.
Gli esposimetri sono tarati in modo da fornire un’esposizione media, adatta per soggetti di una gradazione di grigio media, che contengono zone chiare e scure in parti uguali.
Questa esposizione va bene per il tipico paesaggio con una persona in primo piano, o per un ritratto con una parte del viso illuminato e l’altra in ombra, ma se il vostro soggetto è molto più chiaro o molto più scuro del grigio medio dovete modificare le indicazioni dell’esposimetro.
Se fotografate un gatto scuro su un secchio di carbone dovete aumentare la posa di almeno due diaframmi (o allungare l’otturazione di due tacche) per riuscire a vedere i particolari del pelo del gatto e del carbone.
Per un soggetto molto chiaro, come una casa bianca in una distesa di neve, dovete accorciare l’esposizione o chiudere il diaframma, altrimenti otterrete un’immagine slavata, priva di dettagli.
Se fate il ritratto di una persona con il cappello che le proietta un’ombra sul volto e se l’esposimetro misura la luminosità del vestito e dello sfondo, otterrete sicuramente un volto nero come il carbone.
Al contrario, quando fotografate un soggetto chiaro che occupa soltanto una piccola parte dell’inquadratura, come nel caso di uno spettacolo teatrale o di un monumento illuminato di notte, l’esposimetro può essere influenzato dalla zona scura del campo di ripresa e fornirvi una forte sovraesposizione. Perciò dovete scegliere di volta in volta quale parte del soggetto vi interessa riprodurre nel modo più fedele possibile. Avvicinatevi e puntate l’esposimetro sulla parte in ombra del volto, sul palcoscenico o sul monumento, prendendo nota dell’indicazione che appare nel mirino o nel display. Poi impostate questi valori e scattate.