Mentre il ritrattista può modificare la luce come vuole, spostando semplicemente una lampada o il soggetto, il fotografo di architettura è legato agli orari e ai capricci del sole. A volte deve buttarsi giù dal letto all’alba, oppure aspettare per ore e ore che la luce diventi esattamente come la vuole lui.
Fortunatamente è possibile organizzarsi, studiando in anticipo la disposizione degli edifici sulle carte stradali e sulle piante delle città.
Sapendo dove sorge e tramonta il sole potete prevedere con sufficiente precisione in quale momento la luce sarà migliore, cioè laterale o addirittura radente, se volete evidenziare rilievi poco sporgenti.
Andando sul posto potrete verificare se le vostre previsioni erano esatte, sempre che non vi siano imprevisti che rendono difficile la ripresa, come edifici più alti che coprono la luce del sole, fili della luce, lampioni o camion parcheggiati proprio davanti.
L’edificio e l’ambiente
Un edificio non è mai un’entità isolata, ma appartiene a un periodo storico, è inserito in una realtà sociale; vale quindi sempre la pena di fotografarlo nell’ambiente che lo circonda.
Per esempio, se si eleva in mezzo ad altre costruzioni, allontanatevi per avere un campo di ripresa più ampio
se si trova lungo un fiume, cercate di farlo entrare nell’inquadratura.
La composizione in una fotografia documentaria è semplice: cercate di inquadrare l’edificio nel suo insieme, in modo da farne vedere bene la struttura. Per esempio, per un arco trionfale, fate in modo che il cielo compaia nell’apertura, per far capire che si tratta di un’architettura aperta. La composizione dipende dall’accordo di vari elementi, tra i quali i pieni, i vuoti e le linee dominanti.
Per vedere meglio questo rapporto guardate il soggetto con gli occhi socchiusi, perché in questo modo aumenta il contrasto e diminuisce il rilievo, quindi vedrete il soggetto quasi come apparirà nella fotografia.
Se volete creare un effetto di profondità, mettete in primo piano qualche elemento scuro, come cespugli, alberi o muri, in modo da formare una specie di finestra.
La figura umana
Per dare un’idea delle dimensioni di un edificio e mostrare il suo rapporto con l’ambiente conviene inserire nell’inquadratura anche una figura umana. Ma sceglietela con cura, non scattate appena arriva un passante qualunque.
Per fotografare le piramidi va benissimo un beduino con il suo cammello, ma non un turista in calzoncini corti e scarpe da tennis, a meno che vogliate un effetto di contrasto tra due epoche e due culture.
Le foto d’architettura in interni sono più impegnative, perché lo spazio è quasi sempre limitato e la luce scarsa o non uniforme.
Vicino alle finestre si può fotografare con la stessa esposizione usata per l’esterno, mentre negli angoli più bui è necessario il flash oppure il cavalletto con lo scatto flessibile o l’autoscatto. Per risolvere il problema dello spazio è necessario l’obiettivo grandangolare da 28 o 35 mm, oppure uno zoom che arrivi fino a questa focale.
La linea cadente
Quando si fotografa dal basso un edificio più alto di una decina di metri si verifica sempre il fenomeno delle linee cadenti, ancora più evidente se si impiega il grandangolare. In pratica le linee verticali si inclinano e l’edificio sembra che sia sul punto di cadere, come la torre di Pisa.
Per ridurre questo fenomeno, piazzate la macchina sul cavalletto e controllate che sia bene a livello, cioè che il piano della pellicola sia perfettamente verticale.
Per eliminare del tutto questo inconveniente i fotografi professionisti cercano un punto di ripresa che si trovi alla metà dell’altezza dell’edificio. Per riprendere, ad esempio, un palazzo alto circa sei piani, vanno al terzo piano di un palazzo dall’altro lato della strada.
Fortunatamente il fenomeno si verifica soltanto con i soggetti che hanno linee verticali parallele molto evidenti. Con una chiesa barocca, carica di decorazioni, risulta molto meno evidente e sparisce del tutto con un soggetto come la fontana di Piazza Navona a Roma.
Inoltre, nelle fotografie in bianco e nero o con pellicola negativa a colori si può correggere facilmente in fase di stampa inclinando la testa dell’ingranditore o il piano di stampa.
Oltre al cavalletto, per le fotografie di architettura sono molto utili il filtro giallo per le riprese in bianco e nero e il filtro polarizzatore per quelle a colori. Forniscono entrambi l’effetto di rendere più scuro il cielo, quindi fanno spiccare maggiormente l’edificio o il monumento, che è quasi sempre di colore chiaro.