Risulta essere nel controluce che si vede l’abilità del fotografo, la sua capacità di giocare con il soggetto, l’ambiente e l’illuminazione.
Mentre le foto scattate con il classico sole alle spalle o laterale riescono quasi sempre bene, quando la luce arriva da dietro il soggetto le cose si complicano.
Qui non si tratta di ottenere un’immagine che riproduce il soggetto in maniera più o meno fedele, ma di interpretarlo, di darne un’immagine diversa dal normale, rendendolo a volte irriconoscibile. Questo perché la luce che viene in direzione dell’obiettivo evidenzia i contorni del soggetto, trasformandoli in un alone luminoso, mentre lascia in ombra la parte frontale.
Una persona fotografata in controluce cambia fisionomia, prende un aspetto misterioso o addirittura ambiguo, ben diverso da quello del ritratto frontale.
I soggetti che si prestano maggiormente al controluce sono quelli che hanno una struttura ben marcata. Il mare in tempesta, pieno di onde e di spruzzi è un soggetto molto indicato per questo tipo di effetto: naturalmente si presta molto meno quando è liscio come l’olio. Allo stesso modo un vecchio dal volto segnato dagli anni è un soggetto ideale, mentre un bambino dal volto liscio si presta assai poco al controluce.
Per questo tipo di ripresa non è necessario puntare l’obiettivo proprio contro la sorgente di luce, perché risulta difficile proteggerlo dai raggi luminosi diretti, anche usando il paraluce. È sufficiente che la luce colpisca il soggetto con un’inclinazione di 30 gradi rispetto all’asse dell’obiettivo per ottenere ugualmente un buon risultato.
Inoltre il paraluce dev’essere stretto, cioè coprire esattamente l’angolo di ripresa, ma senza causare vignettatura agli angoli. I paraluce normali permettono di usare anche un grandangolo da 35 mm, ma con il 50 mm e il tele non proteggono abbastanza l’obiettivo dalle infiltrazioni di luce.
Quando i raggi del sole o di un’altra sorgente luminosa colpiscono l’obiettivo, anche lateralmente, producono un velo, cioè un offuscamento di tutta l’immagine.
A volte causano anche dei riflessi interni tra le varie lenti, che lasciano sulla pellicola dei segni di forma geometrica, a seconda del numero di lamelle che compongono il diaframma.
Come fare se dimenticate il paraluce a casa o se il sole è proprio davanti?
Proteggete l’obiettivo con mezzi di fortuna, come la vostra mano sinistra, un giornale, un cappello, il tronco di un albero, un cartello pubblicitario. Se proprio non ci riuscite, aspettate che il sole si sposti quel tanto che basta.
Una caratteristica delle fotografie scattate in controluce è la netta differenziazione tra il primo piano e lo sfondo, che aumenta la sensazione di profondità.
Il soggetto viene come alla ribalta, evidenziato drammaticamente come un attore sotto i riflettori.
Un’altra caratteristica del controluce è che elimina la maggior parte dei dettagli che possono dare fastidio e riduce il soggetto alla sua forma più sintetica.
L’esposizione per il controluce
Dato che nel controluce si cerca un effetto più che una riproduzione realistica, l’esattezza dell’esposizione non è obbligatoria. Però bisogna cercare di non sovraesporre, altrimenti si ottiene uno sfondo completamente bruciato, troppo chiaro.
Le macchine fotografiche con l’esposizione automatica possono indurre in errore, perché se un soggetto piccolo si staglia contro uno sfondo molto più luminoso, la macchina fa una media tra il fondo, che occupa la parte principale dell’inquadratura, e il soggetto, quindi sottoespone. Nel caso di un ritratto otterreste un volto nero come il carbone. Per questo molte macchine hanno un tasto o le-vetta che serve a compensare l’esposizione, aprendo il diaframma di una o due tacche. Se invece il soggetto occupa la parte maggiore dell’inquadratura l’esposimetro automatico tende a sovraesporre, quindi lo sfondo diventa chiaro e si perde la magica atmosfera del controluce.
Alcune macchine automatiche hanno la possibilità di bloccare l’esposizione. Quindi se volete una resa giusta del soggetto dovete avvicinarvi in modo da fare la lettura della luce su di lui, poi tornate indietro e scattate con l’inquadratura che avete scelto. Questo delicato controllo dell’esposizione riesce ancora meglio con l’esposimetro a mano. Un’alternativa consiste nel fare un’esposizione “a forchetta”, cioè scattare più volte variando in più e in meno il diaframma o il tempo d’otturazione.
Un effetto molto suggestivo potete ottenerlo facendo in modo che il sole si venga a trovare proprio dietro un lampione stradale, una lanterna, una vetrata o un fiore, che si trasformano a loro volta in sorgenti luminose.
Nelle ore centrali della giornata il contrasto tra le parti del soggetto illuminate dal sole e quelle in ombra può essere talmente forte da rischiare di ottenere ombre nere come l’inchiostro, soprattutto con la pellicola a colori. È il caso dei ritratti di persone con il cappello in testa, che trasforma il volto in una macchia nera.
In questo caso bisogna ricorrere al flash per schiarire le ombre, come fanno regolarmente i professionisti. Il difficile sta nell’equilibrare le due sorgenti luminose, in modo da ottenere delle ombre ancora ricche di dettagli, senza perdere l’effetto del controluce.
Se il vostro flash è troppo potente potete ridurne la luminosità con un fazzoletto, un foglio di carta.
Se lavorate in casa, con la luce che entra dalla finestra, potete schiarire le ombre con uno specchio, un giornale o un pezzo di stoffa bianca. Non usate una lampada per uso domestico, perché fornisce una luce più rossa di quella solare.
COME OTTENERE UN BEL CONTROLUCE
Scegliete un soggetto con una forma complessa o una superficie corrugata.
Proteggete l’obiettivo dai raggi diretti del sole e delle altre sorgenti luminose forti.
Fate in modo che i contorni del soggetto risaltino contro uno sfondo scuro.
Se volete rischiarare il lato in ombra del soggetto usate il flash.
Scattate tre o più fotogrammi, con l’esposizione “a forchetta”.
L’ERRORE DA EVITARE
La posa eccessiva, perché riduce il contrasto e l’effetto magico del controluce.