Molto spesso ci capita intenzionalmente o per caso durante le nostre escursioni in montagna di avvistare la fauna selvatica che popola i nostri boschi, ed è proprio grazie a questi avvistamenti che molte persone si avvicinano alla fotografia naturalistica o molto più semplicemente alla caccia fotografica.
C’è però da dire che con molte persone alla ricerca di animali nei boschi questi ultimi alcune volte modificano il loro comportamento in rapporto alla presenza ed alla vista delle persone; in alcuni casi positivamente, come al Parco Nazionale del Gran Paradiso, dove ormai la convivenza tra stambecchi/camosci e persone è cosa di tutti giorni e la distanza di fuga di questi animali è minima.
Al contrario in zone soggette a prelievo venatorio dove si ha un transito di persone nullo o quasi le distanze di fuga degli animali selvatici sono elevate, arrivando anche a misurare 200/300m,impossibile quindi riuscire a scattare fotografie degne di nota a distanze così elevate.
In questa guida vorrei suggerire alcuni consigli per l’avvicinamento agli animali, in modo da riuscire, per quanto possibile a riprenderli, contestualizzati nel loro ambiente ma senza che sembrino solo pochi pixel in un’immagine.
Mi permetto quindi di suggerire alcune tecniche per cercare, almeno in parte di ovviare alla distanza e tentare un avvicinamento agli animali che osserviamo con il binocolo.
Sicuramente il primo consiglio che mi permetto di dare è lo studio del territorio che ci circonda: piante , arbusti , piccole vallette, conche, è tutto utile e necessario per cercare di sfruttare “nascondigli” naturali che ci riparino dalla vista dell’animale che vogliamo avvicinare.
L’aspetto importante è che la nostra sagoma si “stacchi” il meno possibile da quello che è il naturale rilievo della montagna.
Una volta che abbiamo studiato il percorso perfetto per passare inosservati un altro fattore importantissimo è il vento; il problema in montagna è la variabilità della direzione del vento, in un minuto la direzione può cambiare rapidamente rendendo vani i nostri sforzi, proprio per questo, durante il percorso, bisogna verificare varie volte se continuiamo ad essere “sottovento”, riuscendo quindi ad avere il vento che soffia verso di noi le probabilità di essere scovati dagli animali si riducono di molto.
Un aspetto non meno importante è l’abbigliamento che vogliamo utilizzare nelle nostre uscite, e soprattutto se vogliamo appostarci o effettuare una caccia fotografica “ alla cerca”.
Personalmente io mi sento più a mio agio nel tentare un avvicinamento piuttosto che aspettare svariate ore in un capanno, anche se per alcune specie l’appostamento è essenziale.
Per la “cerca” occorre quindi utilizzare un abbigliamento il più consono possibile, senza andare a cercare un abbigliamento tecnico alle prime uscite (sono in vendita corredi di abbigliamento in perfetto stile foresta con tanto di alberi e foglie stampate su giacca e pantaloni) è importante essere in tinta con l’ambiente circostante, quindi un abbigliamento sul marrone/verde può essere molto di aiuto sia quando si è fermi nell’osservare e cercare gli animali sia quando si è in movimento in approccio all’animale stesso.
Se possibile sui nostri vestiti non dovrebbe esserci nessun odore, né di fumo né di profumi né di ammorbidenti utilizzati per lavare i nostri capi, la cosa si può ovviare facilmente lasciando un paio di giorni il nostro abbigliamento, al riparo, all’esterno della nostra abitazione in modo da avere sostanzialmente due effetti positivi:
La scomparsa di ogni odore pungente a cui gli animali non sono abituati
l’aver acquisito, da parte del nostro abbigliamento un odore di esterno e conseguentemente un odore naturale a cui gli animali sono abituati.
Dopo questi aspetti iniziali possiamo passare all’avvicinamento vero e proprio, i movimenti devono essere lenti e brevi , sfruttiamo ripari naturali come punti di sosta e al minimo sospetto dell’animale, se questo è nel nostro campo visivo, fermiamoci, fino a quando non riprenderà la sua attività.
Molte volte capita che, anche seguendo questi consigli non si riesca comunque ad avvicinare i nostri obiettivi fotografici, ma credo sia parte integrante di questo tipo di fotografia ritornare a casa a mani vuote ma consci dell’aver passato del tempo immersi nel verde della natura.
Non dimentichiamoci infatti che quando siamo in un bosco, circondati da flora fauna ed avifauna siamo ospiti in casa di qualcun altro e quindi il rispetto per l’ambiente e gli animali stessi deve essere massimo, l’avvicinamento agli animali va effettuato in condizioni di sicurezza senza mettere a repentaglio i loro comportamenti e necessità e soprattutto senza rischiare gli approcci in periodi dell’anno critici quali possono essere quelli caratterizzati da forti nevicate e quelli che coincidono con i momenti del parto.