Il soggetto in un ritratto è l’elemento più importante, ma non dobbiamo tralasciare la composizione, l’ambiente circostante e la storia che vogliamo raccontare
In questa guida troverai consigli di fotografi esperti in questo genere fotografico con i quali potrai migliorare la qualità delle tue foto destinate a conservare i ricordi.
Cerca la luce giusta
Ogni superficie viene modificata dalla luce che la colpisce e il bravo fotografo prima di scattare un ritratto studia attentamente come la luce che ha a disposizione modella forme e toni del soggetto. La luce naturale è la migliore, secondo autorevoli professionisti del ritratto, che fanno di tutto per poterla sfruttare, perfino accettare un livello di rumore elevato dovuto all’aumento della sensibilità ISO nelle impostazioni della loro reflex digitale. Un obiettivo con un’apertura massima molto ampia, come un 80mm f/1,2 o un 50mm f/1,2 permette di sfruttare al massimo la luce naturale anche in interni, soprattutto se utilizzi un pannello riflettente per schiarire le aree del soggetto che non vengono illuminate direttamente dalla luce che filtra dalle finestre. I pannelli sono disponibili in vari colori e dimensioni e sta al fotografo scegliere quelli più adatti al tipo di luce e al tipo di ritratto che deve eseguire: piccoli per primissimi piani e molto grandi se vuoi schiarire una figura intera.
La luce del flash ha caratteristiche diverse da quella naturale. Infatti è indicata per tipi di ritratti dove è importante che la pelle della modella appaia più levigata possibile senza dover ricorrere troppo a programmi di fotoritocco. Se usi un flash esterno, con testa orientabile, punta il lampo verso il soffitto, un muro bianco o un pannello riflettente, otterrai così un’illuminazione più diffusa che non appiattirà il ritratto come accadrebbe colpendo il soggetto con la luce diretta del flash. Ricorda che in linea di massima nei ritratti femminili le ombre devono essere morbide e diffuse, mentre in quelli maschili possono essere dure e sfruttate per mettere in evidenza le caratteristiche dei visi, come rughe e altro.
Diversi punti di vista
Il punto da cui scatti un ritratto a soggetto influisce molto sull’aspetto di quest’ultimo. Esistono delle regole precise da rispettare per non avere risultati insoddisfacenti; per esempio se la fotocamera si trova più in alto rispetto al soggetto, osservando la foto si avrà un’impressione che questo sia sottomesso o intimorito, mentre se scatti dal basso, il modello apparirà dominate. D’altra parte, un punto di ripresa più alto degli occhi della persona farà sparire un eventuale doppio mento, soprattutto se la luce illumina dall’alto la scena. Un soggetto ripreso a 45° circa apparirà più snello, mentre con la fotocamera frontale ne metterai in risalto la possanza, quindi questo punto di vista risulterà più adatto a ritrarre soggetti atletici e dal carattere forte.
Le persone basse sembreranno più alte se riprese da un punto di vista un po’ basso. Nasi e orecchie prominenti devo rimanere all’interno dell’ovale della testa per non risultare imbarazzanti per il soggetto, a meno che non vi sia una specifica richiesta. Non accontentarti mai del primo punto di vista, ma sperimentane diversi, anche inusuali, come dall’alto di una scala oppure dal livello del terreno. La scelta del punto di vista può rendere più o meno evidente ciò che si trova dietro ai soggetti, quindi mettere o meno in evidenza questi ultimi. Scegli una posizione in cui i colori dello sfondo non creino interferenze con quelli del soggetto, anzi vi si complementino.
Composizione
Ogni tipo di foto è più piacevole da guardare se al momento dello scatto se ne cura la composizione. Esistono delle regole base che ti aiutano a scegliere la posizione del soggetto nell’inquadratura, come la regola dei terzi o il rapporto aureo, facendo sì che l’elemento principale del ritratto venga a trovarsi in uno dei punti della foto in cui l’occhio dell’osservatore viene attirato naturalmente.
Nel primo caso fai in modo che gli occhi del soggetto si trovino all’incrocio delle linee che dividono la scena in nove rettangoli uguali oppure, nel caso di ritratti di gruppo, metti la persona più importante in modo che il suo viso si trovi in uno di questi punti di forza. Il rapporto aureo ti permette inserire i diversi elementi di un ritratto in specifiche zone della composizione in modo che lo sguardo sia portato a seguire un percorso stabilito che parte o culmina con l’elemento di maggior interesse (sempre gli occhi). Anche i giochi di luci e ombre dell’ambiente in cui esegui il ritratto possono essere utilizzati, sempre secondo queste regole, per guidare dove vuoi l’attenzione dell’osservatore. Allo stesso modo puoi gestire gli elementi dell’ambiente o del viso, creando cornici in cui inserire il soggetto che risulterà così enfatizzato.
Nitidezza e sfocato
Quando si parla di ritratto non ambientato è buona norma che solo il soggetto o parte di esso, sia nitido, mentre il resto della scena sfocato. Questo fa sì che l’attenzione dell’osservatore si concentri più facilmente sulla persona ritratta, senza che lo sfondo o il primo piano la distolgano da essa. In sostanza, in un ritratto la profondità di campo deve essere piuttosto ridotta e se regoli la messa a fuoco sugli occhi, come dovrebbe sempre essere, estendersi in avanti fino ad avere il naso e la bocca nitidi e indietro quel tanto necessario a ottenere uno sfondo sfocato.
La profondità di campo viene determinata da tre parametri: la focale, la distanza del soggetto dalla fotocamera e il diaframma. Con una reflex APS-C e a parità di diaframma e distanza di messa a fuoco, obiettivi con focali corte 24→50mm (35→80mm circa su FF) danno una profondità di campo maggiore rispetto a focali comprese tra 70 e 200mm. A parità di focale e diaframma, minore è la distanza tra soggetto e fotocamera, minore sarà la profondità di campo. Infine, a parità di distanza di messa a fuoco e di focale, più è ampia l’apertura del diaframma (f/1,2→f/4) minore sarà la profondità di campo. Infine e in ogni caso, maggiore è la distanza dello sfondo dal soggetto più facilmente questo apparirà sfocato nella foto.
Tipi di ritratto e tagli
I ritratti vengono classificati in base al rapporto tra soggetto e inquadratura.
Si parte dal primissimo piano quando solo una parte del viso riempie il fotogramma. Qui puoi tagliare la testa da poco sopra gli occhi fino alla bocca eliminando anche le orecchie.
Segue il primo piano o ritratto testa e spalle. In questo caso il taglio della parte superiore della testa, una volta ritenuto scorretto, ora è comunemente accettato, mentre il taglio inferiore deve andare dalle spalle al terzo prossimale delle braccia. Evita di tagliare a livello dei gomiti o delle articolazioni in generale.
Se inserisci nell’inquadratura anche le braccia e parte del tronco avrai un ritratto a mezzo busto. Qui è meglio non tagliare la parte superiore della testa, mentre in basso puoi fermarti alla vita se le braccia sono piegate e comprese nell’inquadratura oppure scendere fino al terzo prossimale della gamba se le braccia sono distese, così da non dovere tagliare parte delle mani.
Per ultimo rimane il ritratto a figura intera o piano americano. Qui la figura umana deve essere intera, anche se qualche artista esegue ritratti di questo tipo tagliando i piedi al soggetto; ma si sa, le regole sono fatte per essere infrante (una volta che le hai imparate).
A esclusione dei primissimi piani, ogni ritratto può essere formale o ambientato. Nel primo tipo il soggetto riveste un ruolo di primo piano e tutto ciò che lo circonda deve essere reso meno invadente possibile, con una ridotta profondità di campo o con la scelta della luce e delle cromie. Al contrario, il ritratto ambientato bilancia l’importanza del soggetto e dell’ambiente circostante, che spesso è altrettanto nitido quanto il primo. Con il ritratto ambientato puoi raccontare molte cose del soggetto che fotografi, il suo lavoro, il suo hobby, le condizioni di vita e perfino far sapere all’osservatore in che stato d’animo si trova la persona fotografata. Un ritratto ambientato studiato richiede una perfetta composizione con un’attenta disposizione dei vari elementi costitutivi del racconto e delle luci.
Puoi eseguire dei ritratti ambientati che mirano a cogliere la spontaneità del soggetto, senza poter scegliere con calma cosa inserire nella composizione o come modificare l’illuminazione, come accade spesso nella fotografia di strada (street photography). L’abilità del ritrattista di strada è quella di saper valutare la composizione e le luci in un attimo, spesso scattando senza essere notato e per questo l’ottica più indicata è uno zoom con focali 70→300mm.
Tempi di scatto e sensibilità ISO
Anche se lavoriamo in studio con modelli professionisti è pressoché impossibile che il soggetto riesca a rimanere perfettamente immobile per un secondo. Inoltre, se hai impostato un diaframma aperto e scatti a una distanza ravvicinata per avere lo sfondo sfocato, anche il minimo movimento del soggetto rischia di darti un ritratto poco nitido per via del micromosso. Al di là di accorgimenti come l’uso del treppiede, dello scatto a distanza e dello stabilizzatore, è necessario utilizzare tempi di scatto in grado di bloccare anche il minimo movimento del soggetto, quindi più veloci di 1/125 di secondo anche quando il soggetto è statico.
Quando la luce non ti consente di scattare con tempi inferiori a 1/125 di secondo e non vuoi utilizzare fonti di luce artificiale, è necessario rendere il sensore più sensibile a quella disponibile, cioè alzare gli ISO. Sebbene per avere il massimo livello di dettagli sia meglio utilizzare valori ISO bassi, ricordati che una foto mossa è sempre peggio di una con un livello di rumore non ottimale e quindi devi accettare un compromesso sulla qualità immagine, tanto più che con un programma di fotoritocco è quasi sempre possibile ridurre parte di questo disturbo.
Il ruolo del fotografo
Un buon ritrattista non deve solo saper scattare delle foto tecnicamente perfette, deve essere in grado di mettere a proprio agio la persona che deve riprendere. Conoscere il proprio soggetto è fondamentale per poterne cogliere la personalità, il carattere e mostrane il vero aspetto in foto. Quando hai di fronte all’obiettivo uno sconosciuto è utile parlare un po’ prima di iniziare a scattare. Trovare interessi comuni, farsi raccontare alcuni momenti della sua vita, condividere emozioni… tutto ciò può rilassare la persona davanti a noi e questo le permetterà di essere più spontanea.
All’inizio è opportuno usare una focale abbastanza lunga, in modo da non doverti avvicinare troppo al soggetto; solo quando si sarà rotto completamente il ghiaccio potrai passare a focali più corte e agli scatti ravvicinati. Saper regolare le impostazioni di scatto senza staccare l’occhio dal mirino è molto utile per non interrompere un favorevole rapporto modello-fotografo appena instaurato. Dopo aver eseguito un certo numero di scatti fai una pausa, mostra le foto al soggetto e parlatene assieme per capire cosa ne pensa.
Se non lavori con modelli professionisti sarai tu a dover fornire indicazioni sulle posizioni da assumere: cerca di farlo in modo gentile ma chiaro e deciso, per non dare l’impressione di non saper cosa fare. Anche se non riesci a ottenere da subito i risultati desiderati non mostrarti mai irritato, basta poco a far irrigidire il soggetto e a rovinare una sessione di scatti.
Scegli il formato di scatto
Una volta premuto il pulsante di scatto si apre l’otturatore e l’immagine inquadrata viene impressa sul sensore in base alle impostazioni che hai stabilito. A questo punto l’immagine si troverà di fronte a due possibilità: essere elaborata dal processore della fotocamera e salvata sulla scheda nel formato JPEG oppure essere salvata sulla scheda in RAW per poi essere elaborata dal fotografo al computer. Utilizzare il formato JPEG è più comodo, veloce e i file occupano meno spazio nella scheda, permettendoti di catturare più foto. Gli scatti in JPEG, inoltre, appena usciti dalla fotocamera hanno anche un aspetto migliore rispetto ai RAW e posso essere subito condivisi.
Facile? Tuttaltro! Sebbene sia diffusa l’idea opposta, solo i migliori fotografi dovrebbero lavorare con i file JPEG, perché questi dopo essere stati elaborati dal processore vengono ripuliti da tutto ciò considerato inutile e correggere eventuali errori di scatto in questo tipo di immagini è molto più difficile che farlo con i RAW. Quindi riconosciamo i nostri limiti e scegliamo di memorizzare le immagini in RAW, così da avere maggiori informazioni e dati con cui sistemare una foto non perfetta nella fase successiva allo scatto.
Il fotoritocco
Articoli e video sul Web ci hanno mostrato quanto i programmi di fotoritocco possano trasformare una persona in foto. Le differenze tra prima e dopo sono talmente eclatanti che molti reputano poco corretto intervenire su uno scatto digitale dopo che è uscito dalla fotocamera. Si tratta di comportamenti estremi in entrambe le situazioni e come al solito la scelta giusta è quella che sta nel mezzo: elaborare una foto quel tanto che la renda migliore senza però snaturarla. Un file RAW a livello di processore subisce solo una compressione loosless, cioè senza perdita dei dati originali. Una volta aperto con un programma adatto (Adobe Camera Raw, Lightroom o il Raw converter fornito dal produttore della fotocamera) il file RAW ti mette a disposizione tutte le informazioni che sono state catturate al momento dello scatto, anche se sullo schermo del computer ne vedi solo una parte. Potrai così schiarire un po’ le ombre troppo profonde, correggere la resa dei colori modificando il Bilanciamento del bianco, regolare i toni e il contrasto dell’immagine ed eliminare eventuali imperfezioni della pelle senza che l’immagine originale venga snaturata.
Gli interventi di fotoritocco più comuni nei ritratti sono quelli relativi alla messa in risalto degli occhi e della bocca (in quelli femminili), come pure una leggera lisciatura della pelle: operazione che non deve mai essere così profonda da eliminarne i dettagli naturali. Nei ritratti maschili, al contrario la texture della pelle, soprattutto quando si fotografano persone avanti con l’età, deve essere resa più evidente e incisiva, aumentando il contrasto e la nitidezza generale della foto.
La stampa
Ogni ritratto riuscito bene ha diritto alla stampa su carta, perché solo su questo supporto è possibile valutare correttamente la qualità di un lavoro fotografico. Le immagini destinate alla stampa richiedono una preparazione particolare, abbastanza complessa e per questo ne parleremo più approfonditamente in un articolo specifico di prossima pubblicazione.