L’obiettivo utilizzato agli albori della fotografia, e ancora oggi usato nelle macchine più semplici, non è altro che una lente biconvessa, detta anche da ingrandimento. Se prendiamo una lente e la puntiamo verso il sole, tenendola a poca distanza da un pezzo di carta, possiamo vedere sulla carta un punto luminosissimo, l’immagine del sole.
Dopo pochi secondi la carta si annerisce e prende fuoco, perché oltre alla luce la lente concentra in quel punto anche i raggi infrarossi emessi dall’astro, cioè il calore.
Una lente forma sempre un’immagine di tutto quanto le si trova davanti, ma il più delle volte questa immagine non la vediamo perché non è proiettata su di una superficie piana, oppure perché la luce dell’ambiente è troppo forte. Se proviamo a costruire una scatola con un foro da un lato e un foglio di carta velina o una lastra di vetro smerigliato dall’altro, e mettiamo la lente nel foro, vedremo chiaramente l’immagine sulla superficie opalina.
L’immagine fornita da una sola lente non è perfetta, perché i vari punti che compongono il soggetto vengono riprodotti piuttosto confusi, soprattutto agli angoli.
Per ottenere un’immagine perfetta è necessario utilizzare obiettivi composti da due o più lenti, in modo da correggere i reciproci difetti o aberrazioni.
Un obiettivo riprende un campo più o meno ampio a seconda della sua struttura e della disposizione delle lenti. L’obiettivo detto normale, quello con cui viene solitamente venduta la macchina, abbraccia un angolo di ripresa di circa 50 gradi in senso orizzontale, mentre il grandangolo può arrivare a 90 gradi e il teleobiettivo ad appena 1-2 gradi.
La lunghezza focale è la distanza tra il piano della pellicola e il centro nodale (di solito il diaframma) di un obiettivo messo a fuoco sull’infinito. Per il formato 35 mm la focale normale è di 50 mm, il grandangolo va da 35 a 17 mm e il tele da 75 fino a 1.000 mm e oltre. Per il formato 6 x 6 la focale normale è di 75 mm, per il 6 x 9 di 105 mm. Ci sono inoltre gli obiettivi zoom o a focale variabile, che svolgono da soli le funzioni di più obiettivi a focale fissa.
Quanto più la focale è corta, tanto maggiore è l’angolo di ripresa; viceversa, tanto più la focale è lunga, tanto minore è l’angolo abbracciato.
Sulla ghiera esterna dell’obiettivo, di qualunque marca e focale, sono incisi il nome e i dati ottici. Gli obiettivi tedeschi ed europei hanno, per tradizione, un nome come Tessar, Ysaron ecc., mentre quelli giapponesi hanno quasi sempre il solo nome del fabbricante. Per conoscere quale ingrandimento può fornire un teleobiettivo si divide la sua lunghezza focale per quella dell’obiettivo normale. Quindi un tele da 300 mm fornisce, su un apparecchio 35 mm che ha un obiettivo normale con focale di 50 mm, un ingrandimento di sei volte; infatti 300:50 = 6. Anche per i grandangolari si può fare lo stesso calcolo: un grandangolo da 25 mm abbraccia un campo di ripresa doppio di quello dell’obiettivo normale.
Un’altra caratteristica importante dell’obiettivo è la luminosità o capacità di raccogliere la luce, che si esprime con un numero preceduto dalla lettera “f”, per esempio: f. 2,8, f. 4 ecc. Il numero è l’indice di luminosità relativa e si ottiene dividendo la lunghezza focale per il diametro dell’apertura dell’obiettivo. È evidente che un obiettivo di grande diametro e piccola lunghezza focale lascia entrare molta più luce di uno di piccolo diametro e grande lunghezza focale.
La luminosità massima, che è quella segnata sull’obiettivo, si usa soltanto quando la luce è molto scarsa. Di solito l’obiettivo si usa diaframmato, cioè con il diaframma chiuso di una o più tacche rispetto all’apertura massima.
Ogni cifra indice lascia passare una quantità di luce che è la metà di quella inferiore sulla scala e doppia di quella superiore. Quindi un obiettivo di f. 2 è due volte più luminoso di uno da f. 2,8. Il valore f. 3,5 è intermedio fra f. 2,8 e f. 4, quindi è meno luminoso di mezzo diaframma di f. 2,8 e mezzo diaframma più luminoso di f. 4.
Poiché gli obiettivi molto luminosi sono anche cari, conviene acquistare un obiettivo di luminosità media (f. 2 per il 50 mm, f. 3,5 per il 35 mm), anche perché quando si deve fotografare con luce molto scarsa conviene utilizzare una pellicola più sensibile. Le macchine reflex hanno quasi tutte l’obiettivo intercambiabile, che si fissa sul corpo della macchina mediante un attacco a vite oppure a baionetta.
Chi prevede di cambiare spesso gli obiettivi deve scegliere questo secondo sistema, molto più veloce. Purtroppo gli attacchi non sono standardizzati, quindi chi vuole usare due corpi di macchine deve sceglierli con lo stesso attacco.
Gli obiettivi zoom permettono di cambiare velocemente la lunghezza focale, con un movimento avanti-indietro oppure rotativo. Sono comodissimi ma non forniscono la stessa resa ottica lungo tutta la gamma delle focali. Per questo motivo i fotografi professionisti preferiscono usare gli obiettivi a focale fissa.
Per ottenere i migliori risultati da un obiettivo bisogna utilizzarlo il più possibile sull’apertura focale intermedia tra la minima e la massima, che è quella per la quale è stata calcolato. Inoltre bisogna usarlo con il paraluce, per eliminare i riflessi laterali che possono causare velature, cioè la perdita di contrasto dell’immagine.
Infine bisogna tenerlo pulito, spolverandolo con l’apposito pennello ed evitando di toccarlo con le dita. Sono necessarie anche le speciali cartine ottiche o il liquido detergente. Evitare assolutamente i fazzolettini di carta, che possono danneggiare lo strato antiriflessi della lente esterna.